“La Voce di San Cono”

Anche io, Bollettino Parrocchiale, nato dalle tue mani voglio ricordare Te caro Amico di penna Don Michele D’Elia nel XXX° ann.rio della tua morte …   

Caro Bollettino, Tu e io abbiamo fatto sentire la nostra voce a tutti i fedeli di buona volontà e particolarmente ai nostri emigrati in tutto il mondo, parliamo a loro degli affetti più cari lasciati in Patria e specialmente del nostro caro San Cono che essi portano sempre nel cuore.
Ci siamo sforzati di essere sempre fedeli allo scopo prefissatoci, ma, che volete?
Non sono mancate delle lacune, delle incertezze, delle titubanze lungo il corso della nostra esistenza, specie nei primi passi, quando io e u eravamo inesperti e con scarsa capacità inventiva. Ma del resto chi è senza difficoltà a questo mondo?
Venisti alla luce, nel marzo del 1956 e portasti sulla fronte, quale sigillo battesimale, il bel titolo “ LA VOCE DI SAN CONO”.
<< Ebbene, o Teggianesi, lontani dalla Patria diletta, voi più di ogni altro, salutate con gioia l’alba di questo Bollettino; leggetelo con interesse, aiutatelo con grande generosità e conservatelo come si conservano le cose più care>>
L’accoglienza fu lusinghiera..

Per il nostro Caro Don Michele il bollettino viene utilizzato per mettere a fuoco l’umanità e la spiritualità del parroco della Cattedrale, la voce dei lettori, la devozione a San Cono, la vita sociale e politica dove don Michele esercito il suo lungo ministero parrocchiale, cioè la città di Teggiano.
Grazie ad alcune testimonianze pubblicate nelle pagine del Bollettino, ci presentano l’immagine di un parroco allegro, estroverso, sorridente, felice di stare in mezzo alla gente, sempre pronto alla battuta divertente e sdrammatizzante.
Don Michele conosceva alla perfezione l’arte di raccontare se stesso e le vicende del suo tempo. I suoi scritti autobiografici, i dialoghi che immaginò di avere con la gente comune, le barzellette (che di solito facevano riferimento ad esperienze pastorali vissute) erano parte integrante di un magistero caratterizzato da saggezza contadina e da un forte senso dell’autoironia.

Don Michele insegnava così, mettendo anzitutto in discussione se stesso e come ci ricorda Mons. Schettino di v.m. ascoltando la gente, anche per cercare di capire le ragioni di quanti la pensavano diversamente. Tutto questo dalla realtà dei fatti lo passava a scrivere nel Bollettino parrocchiale.

Al Bollettino, don Michele si rivolge talvolta come ad un “compagno di vita”.
“E’ un bollettino che, come tutti sanno, non ha pretese, non si crede di essere qualche cosa, ma è voluto essere soltanto un mezzo familiare, tramite il quale ci siamo dette tante cose, ma cose alla buona, fraternamente, come si fa in famiglia.
Ci siamo scambiati gli auguri, ci siamo comunicate le buone e tristi notizie, si siamo dette le difficoltà, i propositi, le iniziative di un certo rilevo, in modo che ogni cosa ognuno l’ha potuta considerare propria; abbiamo goduto assieme delle belle notizie come pure abbiamo sofferto assieme per quelle meno buone. Non è mancata nemmeno la nota gaia di qualche buona barzelletta forse le più attese, anche se non sempre riuscite…
Quello che ho fatto non è un gran che, ma raffrontato alle mie modeste capacità è qualche cosa, viva Dio. Questo è il vostro Parroco! Nulla di straordinario, nulla di eccezionale; di poche parole, di poche pretese; amante del bello, del buono, del vero; ma tutto imperfetto, incompleto, indeciso: uno che si è saputo accontentare del poco, del semplice; senza grandi aspirazioni, lontano dall’apparire, dal mostrarsi, dal possedere; aborre l’ipocrisia, la vana gloria, la ricercatezza; ama più il fare che il dire, più il dare che l’avere, più il compatire che il gioire”.
Queste note caratteriali aiutano a capire non solo l’ umanità, ma anche il sacerdozio e la spiritualità di don Michele. Una spiritualità che, oltre all’umiltà e alle varie pratiche devozionali intensamente vissute (prime fra tutte quelle per il Sacro Cuore, la Vergine Immacolata e della Misericordia, San Michele, San Cono) fa frequente riferimento a virtù quali l’obbedienza ai superiori e la povertà.

P.s. sempre dagli scritti di Don Michele e che ognuno di noi deve farne memoria:

<< Il presente Bollettino, non è esclusivamente del vostro Decano, che ne è l’organizzatore, ma di tutti, sicchè tutti potranno pubblicarvi le notizie più importanti… e perciò se volete che detto Bollettino abbia vita e migliori sempre più le sue pagine, siate generosi della vostra collaborazione>>..