Come anticipato nel precedente articolo, eccoci così giunti all’ultimo dei luoghi di culto. Stiamo parlando ovviamente di Teggiano, paese natìo di cui San Cono è Santo Patrono e Protettore, festeggiato tre volte nell’anno: il 3 giugno, il 27 settembre e il 17 dicembre.
Per chi ha seguito questo viaggio tra i luoghi di culto di San Cono nel mondo, si sarà accorto come tutto questo sia avvenuto sopratutto grazie a qualche Teggianese che costretto ad allontanarsi dal proprio paese natìo per ovvi motivi, ha portato con se la fede e la devozione verso il santo.
Le altre città dove è forte la devozione per San Cono, di cui vi abbiamo già raccontato aneddoti e curiosità sulla nascita del culto, sono:  ”(Brooklyn – New York)“   ”(Florida/Uruguay)“   ”(Buenos Aires/Argentina)“   ”(Tamaca/Venezuela)“  ”(Cessaniti/Vibo Valentia)“  ”(San Mauro Pascoli/Forlì-Cesena)“  e  ”(Montréal/Canada)“ .   Buona lettura…

 Secolo XI – Nascita di San Cono a Diano

statuaSulla data di nascita di San Cono, non ci sono notizie certe, ma la tradizione storiografica che lo riguarda è concorde nel proporre la fine del secolo XI e che il padre apparteneva alla facoltosa famiglia degli Indelli Mandelli o De Indella e che la madre si chiamasse Igniva.
Erano ormai in età avanzata ed ancora non erano stati allietati dal sorriso della prole, poiché sterili, ma questo, per quanto potesse addolorarli, non aveva mai messo in crisi la loro fede nella Provvidenza. Allora si predisse che presto, casa Indelli, sarebbe stata ingentilita da un figlio di nome Cono (indice di perfezione) che con la sua santità avrebbe reso illustri la sua famiglia e il paese natio.
Cono vive la sua infanzia nell’amore e nell’armonìa della famiglia e nell’affetto dei compaesani. Alle soglie della giovinezza, persuaso dalla volontà di donarsi pienamente a Dio rinunziando alle ricchezze ed agli onori, fuggi da Diano, (oggi Teggiano) e si presentò al Monastero benedettino di Santa Maria di Cadossa in quel di Montesano, paese vicino. Ivi fu accolto dopo varie insistenze e vi trovo la pace perfetta dello spirito. Quando i genitori si accorsero della scomparsa, sentirono spezzarsi il cuore e si misero subito in cerca del figliuolo.
Dopo aver diligentemente domandato e cercato per ogni dove, infine seppero che si era rifugiato a Santa Maria di Cadossa

Subito si portarono al monastero e con le lacrime agli occhi, chiesero al Padre Abate la restituzione del figlio. Cono, quando seppe forno-di-san-conodell’arrivo e delle intenzioni dei genitori, per fuggire alle loro richieste lascio la cella ed andò in cerca di un nascondiglio.

Non trovando altro luogo più adatto e più sicuro, si occultò in un forno ardente. L’Abate, dopo tanta ricerca per il monastero, mentre stava per licenziare i poveri genitori, per caso volse lo sguardo verso il forno e scorse Cono illeso in mezzo al crepitare delle fiamme. Igniva e suo marito, dinanzi a quel prodigio, che manifestava chiaramente la volontà di Dio, benedirono il Signore permettendo al figliuolo di rimanere a Santa Maria di Cadossa per attuare il divino disegno.
Il monastero conserva ancora oggi il forno dove San Cono si rifugiò per sfuggire ai genitori che non volevano che dedicasse completamente la sua vita a Dio.

Intanto Cono cresceva in santità dedicandosi ad una vita povera casta e obbediente per conferma del motto benedettino “Ora et labora”.

san-cono-dormienteEra alla soglia dei 18 anni e, la sera di un sabato, dopo aver consumato con i confratelli la sua frugale cena e le ultime preghiere della comunità, si ritiro nella sua cella o si immerse nella preghiera. Era l’alba del 3 giugno, all’inizio del XI secolo, quando la cella incomincio a risplendere di una straordinaria luce: Cono aveva lasciato la vita terrena.
Cono vola verso l’eternità  ma il suo nome ed il suo ricordo continuarono a risuonare sulle labbra ed a rimanere indelebilmente scolpiti nel cuore di tutti
Il profumo della sua santità, varcando l’angusto recinto del monastero, si diffuse rapidamente nei dintorni di Cadossa ed oltre.

Intanto il monastero era preso d’assalto da continue bande di briganti, vera piaga dell’Italia Meridionale. Cadossa oltre a dividere la sorte comune a tutti gli altri monasteri, era oggetto di frequenti e feroci aggressioni da parte di ladroni e di sediziosi. I beni ed i territori della Badìa furono invasi e i monaci stessi seriamente minacciati nella loro vita. La permanenza a Cadossa divenne problematica e pericolosa e, per scampare a tanta sciagura e salvare la vita, abbandonarono il loro asilo di serenità e di preghiera per cercare rifugio in luogo più sicuro. Il monastero fu abbandonato e le venerate spoglie di San Cono, ivi custodite, rimasero esposte a continuo pericolo di profanazione. Era noto a tutti i paesi circostanti l’abbandono in cui era caduto il monastero di Cadossa ed era motivo di grande angoscia il timore per la triste sorte che potesse essere riservata al Corpo di San Cono.

san-cono-e-i-buoiEd ecco che un bel giorno di settembre del 1261, i Padulesi partirono alla volta di Cadossa con il proposito di impadronirsi del corpo del Santo e per tre giorni fecero minute ricerche non solo in chiesa ma in ogni angolo del monastero, sia all’interno che all’esterno.
I Dianesi, saputo ciò e senza pensarci due volte, si portarono numerosi a Cadossa e costrinsero i Padulesi a desistere dal loro proposito. I Dianesi, entrati in chiesa, furono spettatori di una scena miracolosa: improvvisamente si offri al loro sguardo una cassa di piombo emanante uno straordinario profumo, che, apertasi, lascio vedere il corpo di San Cono, il quale, pur sepolto da circa un secolo e mezzo, apparve incorrotto e dai lineamenti inalterati. Cosi scoppiò un’aspra contesa tra Padulesi e Dianesi, ognuno dei quali si contendeva il possesso dei resti mortali del Santo. Questi furono affidati, per consiglio di persone benpensanti, ad un carro trainato da due giovenchi indomiti, l’uno di Diano e altro di Padula, e furono portati miracolosamente e trionfalmente, a Diano. Giunti alla porta della SS.ma Annunziata i giovenchi stramazzarono al suolo. A ricordo del prodigio fu eretta e tuttora esiste una colonna di pietra sormontata da una croce. Era il 27 settembre 1261 e, da allora fu proclamato Patrono e Protettore di Diano.

Storiografia di San Cono