Copertina del bollettino La voce di S. CONOFin dall’inizio, il Bollettino La Voce di S. CONO” ebbe un grosso successo tra i teggianesi resi­denti in Italia e all’Estero. Lo testimoniano le numerose lettere giunte a don Michele e da questi regolarmente pubblicate.

Tra le lettere più significative ne ricordiamo alcune, comincian­do con quella del suddiacono Vincenzo Manzione, che da Napoli scrisse: “La lettura di queste pagine risveglia nel mio spirito i dolci ricordi della mia fan­ciullezza. Tante care rimembranze commuovono il mio cuore! Mi ricordo fanciullo nella mia Parrocchia, incantato dalla sublime bellezza delle sacre funzioni […]. Fu il contatto che ebbi con santi Sacerdoti della mia Cattedrale che fece germogliare nel mio animo il fiore della vocazione sacerdotale […]. Mi sento spiritualmente unito alla grande famiglia della Parrocchia a Lei affidata, perché la considero sempre come la mia Parrocchia, dove ho tra­scorso gli anni più belli della mia vita [.. ,]”

Dal canto suo, Nicola Ferlazzi, da Catania, fece sapere (25 giugno 1958): “[…] ho lette e rilette le pagine del Bollettino e le rileggerò fino a quando altre non verranno a rimpiazzarle con molto piacere”

Qualcuno si rivolge a don Michele non solo per mani­festargli interesse per il Bollettino, ma anche dare qualche consiglio o sugge­rimento. È il caso, ad esempio, dell’insegnante Luciano Nitto, che, all’indo­mani di una sua visita a Teggiano e alla Cattedrale, da Buccino, scrisse al M. R. Don Michele D’Elia” (24 giugno 1958):Le notizie su San Cono protettore della sua ridente città da Lei fornitemi nella mia visita costà sono state da me vivamente gradite. La storia di questo Santo mi ha commosso ed entusiasmato. Ho letto con interesse il Bollettino, La Voce di S. CONO che oltre alle noti­zie di vita parrocchiale reca quelle sul processo della santità di San Cono. Forse Lei non sa che a qualche chilometro dallo scalo di Buccino c’è un ponte chia­mato ‘Ponte di San Cono’ di costruzione romana. Indubbiamente a dare il nome a questo ponte fu il passaggio del Santo Protettore di Teggiano, in questa Contrada. Una cosa è certa che questo ponte ha avuto del miracoloso nel terri­bile nubifragio del 1929, allorché tutti i ponti lungo la ferrovia da Muro Lucano a Contursi vennero distrutti e, unico, fra tutti, rimase in piedi e resiste alla furia degli elementi.
Voglia pertanto dar notizia di tal fatto ai suoi fedeli e catalogarlo tra i mira­coli del Protettore della Sua Città […]”

Nell’estate del 1959, fu la volta del giovane Cono Cantelmi a scrivere a don Michele, da Genova: “Ella è veramente affettuoso e benevole verso coloro che, per motivi ben noti, sono stati costretti ad abbandonare il luogo natale, avventurandosi in altre terre in cerca di lavoro […]. Mi creda, Ella non può mai immaginare quanto sia gradito leggere i fatti che accadono nel luogo dove si è nati ed avute le prime nozioni di educazione, ad uno che vive lontano. Abbiamo rinunciato, contro nostra volontà, ma per esigenze della vita, all’affetto materno, paterno, dei parenti tutti e degli amici, quindi e nel momento in cui leggiamo il Bollettino ci sembra di essere trasportati spiritualmente nel luogo natio, a noi tutti tanto caro”.

Nella primavera del 1961, la signora Giuseppina Montant di Torino inviò la sua offerta per “La Voce di S. CONO” e affermò: “La voce mistica di S. Cono si faccia udire dal Signore per impetrare dal S. Cuore la tanto auspicata Salute a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo Tinivella”

Il 19 maggio 1967, da Abbasanta (Sardegna), il brigadiere di P. S. Giovanni Capobianco scrisse questa bella lettera: Caro Don Michele, ho ricevuto n. 2 Bollettini di S. Cono e non so dirLe con quanta gioia io li abbia immediatamente sfogliati riservandomi, naturalmente, di leggerli con tutta calma in momenti più distensivi. Avere quei due opuscoletti sul mio comodino significa avere vicino i propri genitori il proprio paese e, se mi permette, rivedere tutta la giovinezza trascorsa su quell’arida collina circondata dalla nostra meravigliosa ed ubertosa valle. Ho molta nostalgia della mia terra e, sinceramente, mi auguro di ritornarci presto e di rimanerci il più possibile. Quest’anno ho trascorso la Santa Pasqua in Sardegna; ebbene, credo che sia stata la più triste della mia vita perché essendo stato lontano dai miei affetti più cari, ne ho maggiormente sentito il peso. Nella mia mente si sono subito accavallati i ricordi della mia adolescenza, quando  seduto in un angolino della sempre umile Chiesa di S. Francesco, sotto lo sguardo fisso del Suo Priore, ascoltavo le parole di illustri Sacerdoti che purtroppo non sempre ero in grado di capire. Ricordavo l’attesa spasmodica del Venerdì Santo per partecipare alla bella ed inimitabile processione, fiero di portare la sciarpa azzurra. Quanti bei ricordi mi sorreggono caro Don Michele!”
Seguivano, nella lettera di Capobianco, preoccupate e preoccupanti considerazioni sulla Sardegna: “Ormai – scriveva il brigadiere – sono qui in mez­zo a della povera e disperata gente che vive attaccata a tradizioni centenarie e che nessun Governo potrà mai correggere o modificare. Il sottofondo cri­minale che regna nell’animo di queste genti ha radici molto profonde che, forse, i giovani delle generazioni future potranno estirpare senza fatica. Lam­panti dimostrazioni di non curanza delle Leggi democratiche ci sono dati quo­tidianamente dai vili e proditori attacchi che vengono fatti contro le Forze dell’ordine impegnate così duramente in questa terra con la speranza di bonificarla almeno in parte”

Il 27 febbraio 1976, da Roma, dove faceva il militare, il neo avv. Michele Marcone inviò al carissimo don Michele “affettuosi” auguri per il suo com­pleanno, aggiungendo: Ho detto auguri affettuosi, e sottolineo l’aggettivo perché in voi io vedo un padre spirituale, una persona da imitare, una persona che ha inciso certamente nella mia formazione. Ricordo gli anni, ormai lontani, in cui mossi i miei primi passi da chierichetto e da Fiamma Bianca e già allora la vostra bontà, la vostra pazienza risolvevano tante cose; ricordo le tante serate di prove con la Schola Cantorum; ricordo la recita della storia di S. Cono; e ricordo anche il burrasco­so periodo in cui ho presieduto l’Azione Cattolica. Si tratta di un periodo di oltre 15 anni, nei quali siamo stati più o meno a contatto, qualche volta abbiamo avuto anche disparità di vedute, ma la mia stima verso di voi non ha fatto che aumentare.
In questi quindici anni sono cambiate tante cose, ero un bambino, oggi sono un uomo; se provo a fare un bilancio dei miei 23 anni vedo che se sono riuscito a combinare qualcosa di buono è merito di tutte quelle compo­nenti che hanno contribuito a formare la mia personalità; tra queste componen­ti, carissimo Don Michele, il vostro insegnamento ha un posto notevole; a volte mi ritornano alla mente i consigli datimi, le parole che mi avete detto tante volte anche in confessione e penso a quanto sarei migliore se fossi stato capace di recepire in tutto e per tutto il vostro messaggio e il vostro esempio.
Ormai mi sono già sorbito due mesi di caserma, penso con tanta nostalgia alla mia casa, a mia madre, ad Antonietta e a Teggiano a cui sono tanto legato, 
spero che questa storia finisca presto”.

Il 26 ottobre 1981, la Giunta Municipale di Teggiano approvò all’unanimi­tà questa delibera:
VISTO che, già da tempo, è in divulgazione il bollettino parrocchiale “La Voce di S. CONO”, patrono e protettore del paese, periodico a sfondo religio­so, che ha riscosso un notevole interesse tra la popolazione di questo Comune e di altri Comuni viciniori;
RITENUTO pertanto doveroso che anche questo Comune partecipi, sia pure con un contributo modesto, in ragione di Lire 200.000, rapportato alle reali possibilità finanziarie di bilancio; onde sostenere tale bollettino, che gran­de risonanza ha avuto tra la popolazione al fine della divulgazione all’estero dei movimenti culturali agli emigranti, in considerazione del fine altamente sociale, cui è improntata l’opera […];
Con voti UNANIMI espressi nei modi e forme di legge DELIBERA:
1) Di erogare un contributo straordinario “Una tantum” di Lire 200.000 al bollettino parrocchiale “La Voce di S. CONO” e per esso al Redattore Respon­sabile Sac. Don Michele D’Elia, per la causale esposta in narrativa;
2) di far carico la spesa di L. 200.000 al capitolo 4000 “Contributo Mani­festazioni Culturali” del bilancio per l’esercizio 1981, che presenta la dovuta disponibilità.

Il 26 ottobre di quello stesso anno, il sindaco Vito De Nigris comunicò a don Michele la delibera, aggiungendo: “La Giunta, con questo, ha inteso testimoniare la gratitudine Nostra e di tutto il popolo di Teggiano al bollettino ‘La Voce di S. CONO’, che da tanti anni mantiene vivi i contatti tra Teggiano e i suoi figli, sparsi in tutto il mondo”. Replica di don Michele: “Ho molto gradito il gentile pensiero di codesta Spett.le Giunta Comunale, quello cioè di assegnare al nostro Bollettino ‘La Voce di S. CONO’, il contributo, sia pure modesto, di Lire 200.000 (duecentomila), contributo tanto più gradito in quanto concesso spontaneamente, senza essere chiesto e quale attestato di apprez­zamento alla nostra istituzione”.

Oltre che dall’Italia, numerose lettere giunsero a don Michele da emi­grati teggianesi nel Canada, nel Venezuela, in Australia, in Inghilter­ra. Per essi, e per quelli residenti negli Stati Uniti e nell’Argentina, il parro­co della Cattedrale creò sul Bollettino una rubrica dal titolo “La pagina degli emigrati”, nella quale pubblicò, insieme con le lettere, racconti e poesie.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’interlocutore principale di don Mi­chele fu Saturno Pasqua. Tra le sue lettere, meritano di essere ricordate quelle del 24 aprile 1961, del 6 giugno 1975 e dell’estate del 1977.
Nella prima, Saturno confidava al “carissimo” don Michele il suo proposito di orga­nizzare una colletta per donare all’Oratorio San Giovanni Bosco di Teggiano un pianoforte. Scriveva: “Mi ricordo sempre dei bei giorni trascorsi in Italia, durante il mio breve soggiorno dopo quarant’anni di lontananza. Ho sempre presente i sacrifici che voi sacerdoti fate; se avessi la possibilità vorrei venirvi incontro almeno nella parte finanziaria che, penso, sia la piaga più gran­de per i sacerdoti. Io mi trovo lontano dai compaesani, ma, avendo attual­mente del tempo libero, ho una idea da attuare e fatemi sapere se acconsen­tite o se per caso abbiate già provveduto, vorrei fare una colletta fra tutti i paesani in Brooklyn e con il ricavato acquistare un pianoforte per il vostro Oratorio San Giovanni Bosco”.

                                                                                                                                                                                                       tratte da una spontanea ricerca effettuata da:
Di Sarli Cono e Capozzoli Grado Anselmo